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Quanto conta la velocità per la SEO [Caso studio]

Seguo diversi gruppi, leggo vari blog e anche qualche rivista del settore SEO e spesso sento parlare di quanto sia importante la velocità di un sito per il suo posizionamento.

Io personalmente sono rimasto sempre molto perplesso sul fatto che un semplice aspetto tecnico possa influire pesantemente sul risultato di una query e mettere in secondo piano aspetti definiti da tutti importanti come la qualità di un contenuto.

Allora per risolvere i miei dubbi ho deciso verificare e sperimentare quanto la velocità è fondamentale per il ranking.

Quanto conta la velocità per un sito?

Io pensavo e speravo poco, ma al completamento del test ho dovuto ricredermi ammettendo che la velocità di caricamento delle pagine è un aspetto importante per il buon posizionamento di un sito.
Fortunatamente però è opportuno precisare che la velocità di caricamento non è tutto, ma anzi è probabilmente “solo” l’amplificatore dei risultati ottenuti da altri fattori, come la pertinenza, il CTR e la brand awareness, solo per citarne alcuni. In sostanza due siti che hanno un identico incremento delle velocità, ma che sono costituiti da contenuti di qualità differente, hanno una spinta data dalla velocità proporzionale alla qualità dei contenuti, (il sito qualitativamente scarso migliora di nulla, il sito qualitativamente alto migliora di molto).

Perché la velocità è importante

Ci sono diversi motivi per cui la velocità è importante:

  • Più un contenuto si ottiene velocemente più è facile che sia fruito (esperienza utente);
  • Più veloce è la trasmissione di un contenuto più contenuti possono essere trasmessi (utilizzo della rete);
  • Minore è il tempo per ottenere un contenuto minore è la capacità computazionale per ottenere più contenuti (risorse dei crawler, vedi Google).

Il metodo utilizzato per capire se la velocità è importante

Inizialmente non è stato facile trovare un metodo efficace per valutare l’importanza che Google attribuisce alla velocità, allora ho deciso di dividere il lavoro in due fasi. La prima fase che possiamo definire passiva consiste nell’analizzare le performance dei siti appartenenti ad alcune serp casuali, la seconda fase invece definita attiva consiste nel migliorare le prestazioni di due proprietà e misurarne i risultati.

La prima fase

Nella prima fase di osservazione ho scelto 5 keyword casuali (IPhone, Cerchi in lega Audi 19, Come si cucinano le polpette, SEO, Migliorare pageSpeed) e per ciascuna ho analizzato i primi 10 risultati sia da mobile che da desktop facendo così un controllo con pageSpeed su 100 indirizzi.
I risultati sono stati abbastanza deludenti ovvero non hanno mostrato nessuna grande relazione tra la velocità di un sito ed il suo posizionamento e anzi in alcuni casi questa regola è stata disattesa, perché siti con risultati molto scadenti occupavano le posizioni migliori. Questo mi ha portato a credere che il fattore velocità fosse molto ininfluente e che altri fattori già citati avessero una dominanza totale sul posizionamento in serp.

Rapporto Posizione /Velocità Desktop
Rapporto posizione/velocità Mobile

Vai al report L’analisi della velocità nelle SERP

Seconda fase

Fortunatamente dopo qualche tempo ho avuto la possibilità di poter effettuare dei piccoli incrementi di velocità in due situazioni distinte, senza che queste avessero interferenze da altri fattori come la pubblicazione di contenuti.
Il risultato è stato straordinario, non tanto per la quantità nell’incremento delle impressioni che comunque nel primo caso è stato del 600% in meno di 2 mesi e nel secondo del 350% in meno di un mese, ma quanto nella velocità con cui un singolo e comunque limitato intervento abbia avuto effetto, perché nel giorno immediatamente successivo alle modifiche si è notato subito un incremento delle impressioni.

Test 1 andamento delle impressioni
Test 2 andamento delle impressioni

Come viene calcolata la velocità di un sito?

Dal punto di vista tecnico il calcolo della velocità di un sito è molto semplice, si simula la navigazione di un visitatore, viene inviata una richiesta http all’url desiderato, solo che in ricezione a differenza di un utente che aspetta il caricamento della pagina ci sono diversi script che misurano il tempo delle varie componenti che poi sommate offrono un report di valutazione.
Il grosso limite di questi strumenti però è il fatto di non riuscire a replicare le condizioni reali quindi quelle di un vero utente, che spesso sono peggiori rispetto a quelle presenti nel test come ad esempio banda lenta o instabile e scarsa capacità computazionale del dispositivo.
Questi strumenti sono ottimi per una valutazione oggettiva delle prestazioni, ma è sempre bene affiancarla all’analisi delle condizioni reali che possono essere estrapolate attraverso la Google Search Console e Google Analytics in maniera molto sintetica e solo a fronte di una quantità sufficiente di visite o con dei RUM (real user monitoring) dedicati, alcuni nomi sono Sematext experience, Dynatrace rum, AppDynamics browser rum, Pingdom.

Ogni software ha un algoritmo proprio per assegnare una valutazione ai risultati di un sito, tutti o quasi forniscono comunque dati oggettivi che noi possiamo analizzare per capire se ci stiamo muovendo nella direzione giusta. I principali dati da osservare sono:

  • TTFB Time To First Byte (tempo per il primo byte) è il tempo di attesa dall’inizio di una richiesta http alla ricezione del primo byte. In questo caso le prestazioni del server sono importanti ma anche la velocità della rete e la distanza tra client e server, che può essere migliorata attraverso CDN;
  • TTLB Time To Last Byte (tempo per ultimo byte) è il tempo necessario al completo caricamento della pagina, trovandoci alla fine della catena ogni parametro ha il suo peso, ma sicuramente codice e immagini leggere la fanno da padroni;
  • FCP First Contentful Paint (prima visualizzazione con contenuti) è il tempo necessario a mostrare qualcosa (testo o immagini) sullo schermo, più è basso meglio è, cosi l’utente ha la percezione di accedere subito al sito;
  • FMP First Meaningful Paint (visualizzazione primo elemento utile) a differenza del FCP indica il tempo del primo contenuto utile, ad esempio il testo. In sostanza è il tempo minimo per iniziare a comprendere il contenuto del sito;
  • TTI Time to interactive (Tempo all’interattività) è il tempo necessario alla pagina per rispondere ad un input dell’utente. La pagina deve poter rispondere anche prima del suo caricamento totale.

Ho un sito lento cosa devo fare?

Intanto bisogna capire cosa si intende per lento, spesso si ritiene che una valutazione generale negativa ottenuta dai vari strumenti sia un risultato molto grave, ma potrebbe non essere cosi, come una valutazione eccelsa potrebbe non essere indice di un buon traguardo, ad esempio perché il comportamento del sito riesce ad ingannare i software di valutazione creando però un’esperienza utente pessima che si traduce in un baunce rate elevato.

Il primo passo molto rudimentale è testare il caricamento della pagina con i propri occhi, digitare l’url nel browser e vedere cosa accade, magari utilizzando diversi dispositivi e diverse connessioni internet. Se ci si spazientisce per l’attesa del caricamento allora c’è qualcosa che non va e bisogna agire subito.

Il secondo passaggio è misurare le prestazioni oggettive attraverso l’uso di script o dei famosi tool come PageSpeed o Gtmetrix ed analizzare in dettaglio i report ottenuti.

Diversi studi riportano che per una buona esperienza utente non dovrebbero passare più di 3 secondi per vedere almeno i primi contenuti.

Se i risultati dei test sono sufficienti e i tools riportano una valutazione almeno superiore al 60 a mio avviso non è necessario preoccuparsi e rispettare, se non lo si è già fatto, le classiche best practices spiegate nel prossimo paragrafo. Se invece i risultati sono scadenti allora è il caso di valutare una revisione drastica che prevede l’aggiornamento del sito nella sua interezza.

Come migliorare la velocità di un sito

Questa non è una delle tante spiegazioni che promettono di ottenere cento centesimi nei risultati di valutazione, ma solo semplici accortezze che richiedo un piccolo sforzo per migliorare di diversi punti la propria condizione, di quanto dipende dalla situazione.

Aggiornamenti

Ogni sito web è composto da diversi componenti, ognuno dei quali è soggetto ad una sua evoluzione, che auspicabilmente porta dei miglioramenti.
Per ognuno di questi componenti è importante verificare periodicamente gli aggiornamenti disponibili e procedere alla sua esecuzione previa però un check delle compatibilità ed un confronto delle performance tra il prima e il dopo.

Se il tu sito è basato su PHP scegli se possibile la versione più recente, se il tuo progetto ha problemi di compatibilità, valuta la sua “ristrutturazione”, se il tuo host offre versioni datate valuta la migrazione.
Le versioni 5.6, 7.0, 7.1 non sono più ufficialmente supportate, nonostante ciò molti siti si basano su queste versioni obsolete.
Per avere un’idea sulle prestazioni PHP 7.3 è il 30% più veloce di PHP 7.0 che risulta il 300% più veloce di PHP 5.6.
Nota: Il 19 marzo 2020 è stata rilasciata la versione PHP 7.4 che incrementa di qualche punto percentuale le prestazioni rispetto alla versione precedente.

Se il tuo sito è basato su un CMS come WordPress, anche in questo caso previa verifica di compatibilità, magari in un’area di staging, aggiorna all’ultima versione. Stesso principio per i plugin, che in caso di obsolescenza spesso sono fonti di attacchi hacker.

Usa un tema leggero

Quando si dice tema leggero ci si riferisce ad un tema grafico che al netto di una discreta configurazione riesce ad ottenere buone performance. Riuscire a scegliere una soluzione performante non è sempre facile soprattutto se non si ha avuto un’esperienza diretta con il prodotto. Una soluzione potrebbe essere valutare le performance di siti pubblicati che ci piacciono, attenzione però che le variabili in gioco sono molte, dalla configurazione del server ad aggiustamenti custom del codice si potrebbero ottenere risultati forvianti.

Abilitare la compressione

Una delle attività più semplici ed efficienti nell’ottimizzazione delle performance è quella di abilitare la compressione. Diversi host permettono attraverso le proprie dashboard di configurare la compressione del sito così da comprimere la dimensione delle proprie pagine e ridurre la trasmissione di Byte ed ottenere un sito più veloce.

Ottimizzare le immagini

Le immagini sono una delle cose più pesanti nelle pagine web, la sua ottimizzazione (dimensione e risoluzione) è fondamentale per migliorare la velocità di caricamento.

Tutti i tool e molte guide consigliano di utilizzare formati moderni come JPEG 2000, JPEG XR e WebP anche se non vengono supportati da tutti i browser come ad esempio le WebP che al 2020 non sono supportate da Safari. In questo caso è necessario usare script o plugin che offrono formati diversi della stessa immagine a browser diversi.  

Se non puoi permetterti strumenti sofisticati per l’ottimizzazione delle immagini puoi usare https://squoosh.app/  uno strumento online semplice e gratuito.

Scegli una dimensione adeguata. Non esiste la risoluzione ideale ad ogni progetto, se possibile non oltrepassare i 72 dpi e scale le immagini alla dimensione con la quale verrà usata, esempio se hai un’immagine che verrà caricata in uno spazio con risoluzione massima 1200 pixel non caricare un’immagine di 3000 pixel.

Attivare la cache

È una pratica a ragion veduta consigliata in tutte le guide per il miglioramento della velocità. La versione utilizzabile dai proprietari dei siti è reverse-caches o web acceleretor e permette attraverso apposite tecniche di ridurre la trasmissione dei dati e i relativi tempi di accesso. Queste tecniche sono molto complesse ma per vari CMS esistono ottimi e semplici plug-in che in molti casi richiedono la sola installazione e attivazione.

Abbinata alla cache si può utilizzare una CDN, che consiste nell’allocare nei vari server sparsi sul territorio una copia del documento così da ridurre la distanza fisica con l’utente. È un’ottima tecnica ma utile per chi possiede traffico internazionale essendo solitamente usati uno o due server per continente.

Host

L’Host offre la macchina su cui appoggiare il proprio sito, riuscire ad identificare con facilità un server con ottime prestazioni è tutto tranne che semplice, soprattutto perché in molti casi è la configurazione personale che lo rende più o meno performante. Sicuramente però è necessario affidarsi ad una soluzione che permette una buona personalizzazione cosi da configurare il server sulle proprie esigenze.

Valutare AMP

AMP è un’ottima tecnologia promossa dai grandi del web, che consiste nel ricreare una copia del documento originale ottimizzata per il mobile eleminando tutto quello ritenuto superfluo (in questo articolo spiego la tecnologia AMP). Questa soluzione produce solitamente un miglioramento delle prestazioni, ma di contro può snaturare drasticamente lo stile del sito tra la versione mobile e quella desktop. Io personalmente sono a favore di questa tecnologia che nel giro di poco tempo è notevolmente migliorata anche se il suo utilizzo per i problemi appena citati può non essere sempre consigliato.

Il lazy loading

Sinceramente non ho fatto test e ricerche sui benefici di velocità dati dal lazy loading nelle pagine. Ma è risaputo che il suo funzionamento permette di ridurre i carichi di trasferimento e mantenere un flusso di byte più regolare, portando ovviamente grossi vantaggi. Io personalmente lo consiglio soprattutto per l’effetto dinamico che dà alle pagine che si compongono al loro scorrimento. Il lazy loading però è utile solo in determinate condizioni come pagine con tante immagini e deve essere correttamente integrato per non dare fastidio ai bot che scansionano i contenuti.

Minificazione o minify?

In tante guide compare la raccomandazione di minificare il file JS, CSS e HTML. Questa tecnica consiste nel riformattare un documento eliminando tutto quello che non è necessario alla sua elaborazione, come spazi commenti e le interruzioni di riga. Nonostante io ritenga questa soluzione più onerosa che utile nella stragrande maggioranza dei casi è un’opzione plausibile e che seppur minimi porta benefici.
Solitamente il vantaggio in termini di byte è molto contenuto e se così non fosse allora c’è un problema a livello di codice sorgente particolarmente farraginoso.

L’ultima raccomandazione

Avere siti veloci per quanto ho visto porta discreti benefici anche se non sono la chiave di volta per il successo. Il mio consiglio è di non impazzire per questi problemi cercando il risultato incredibile ma ottenere almeno risultati soddisfacenti cosi da poter concentrare l’attenzione ad aspetti come la qualità dei contenuti e lo stile grafico.
Effettuare una valutazione per la velocità è sicuramente giusto, ma è altrettanto opportuno evitare di snaturare l’anima di un sito rendendolo scarno ed anonimo per ottenere qualche punto di performance.


Spero che questo contenuto sia stato utile per i tuoi scopi, se hai osservazioni, opinioni o esperienze da condividere, scrivi un commento o inviami un messaggio dalla pagina dei contatti. Ciao!

Manuele Morandin
Manuele Morandinhttps://www.manuelemorandin.net
Consulente SEO e tecnico informatico, aiuto imprenditori e professionisti a sviluppare on line la propria attività, attraverso il posizionamento sui motori di ricerca, campagne pubblicitari e gestione dei social network.

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